Istituita nel 1979 e attiva dall’anno accademico 1979-1980, la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici “Dinu Adamesteanu” dell’Università del Salento è una delle più note e frequentate in Italia. Nel corso dei decenni trascorsi dalla sua fondazione, attraverso le direzioni di Cosimo Damiano Fonseca (1979-1984), Dinu Adamesteanu (1984-1988), Francesco D’Andria (1988-2013) e Paul Arthur (2013-2019), la Scuola ha saputo infatti imporsi, nell’ambito degli studi archeologici, come una delle realtà formative di terzo livello più dinamiche del panorama nazionale, acquisendo peraltro una buona reputazione sul piano internazionale.
Alla base di tale risultato sono gli elementi di connotazione attorno ai quali la Scuola ha costruito negli anni la sua identità: l’importanza della ricerca sul terreno, l’approccio contestuale al dato archeologico, lo sforzo di coniugare il sapere umanistico con quello tecnico-scientifico, l’interesse verso l’innovazione metodologica e tecnologica, il costante rapporto con il territorio, l’attenzione per attività e iniziative di public engagement. Ma, certo, al raggiungimento di un tale risultato hanno concorso anche la statura scientifica e la personalità carismatica dei direttori che si sono succeduti nel tempo alla guida della Scuola, la qualità dell’offerta formativa e del corpo docente, le attività di ricerca scientifica intraprese dai docenti, la proiezione internazionale di molte di esse, l’attiva partecipazione degli allievi, l’attrattività stessa della città di Lecce.
In particolare, per quanto riguarda la proposta didattica della Scuola, questa si è caratterizzata e continua a caratterizzarsi come un’offerta formativa ampia, articolata e aggiornata, fortemente interdisciplinare, che si dispiega nell’ambito dei tre curricula in cui si struttura il percorso formativo biennale. Essa si avvale di un corpo docente costituito in massima parte da personale strutturato, ovvero da professori e ricercatori dell’Università del Salento, ma anche da esperti “esterni” all’Ateneo (provenienti da Soprintendenze e Direzioni Regionali Musei, dal CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche, da musei e istituzioni di Enti locali, ecc.).
Gli insegnamenti attivati coprono ambiti di interesse che, accanto a quelli più tradizionalmente riferibili alla conoscenza del patrimonio archeologico (nelle sue varie, possibili, declinazioni cronologiche, tematiche e areali), includono anche quelli relativi alla tutela, alla conservazione, alla valorizzazione e alla fruizione del medesimo patrimonio, nel tentativo di dare conto della complessità delle questioni che ad esso ineriscono e di dotare gli allievi di opportuni strumenti conoscitivi, metodologici e tecnologici.
L’attività didattica frontale è integrata non soltanto da conferenze, seminari, workshop, convegni, ma anche da una intensa attività pratica che si traduce nella partecipazione degli allievi a campagne di scavo archeologico (in Italia e all’estero), a progetti di ricognizione territoriale e di rilevamento, a esperienze di tirocinio, viaggi di studio, ecc., nonché nella possibilità di frequentare numerosi e attrezzati laboratori. Questi ultimi, scientificamente all’avanguardia, consentono di introdurre gli allievi alle problematiche e agli aspetti applicativi della ricerca in ambito archeologico. Essi costituiscono talora, come nel caso di quelli del settore di bioarcheologia, di fotogrammetria, di informatica per l’archeologia, realtà non comuni, se non uniche, nel panorama universitario italiano e, dunque, rappresentano un valore aggiunto e un forte elemento di caratterizzazione della Scuola. Così pure lo è lo stretto legame che, ormai da anni, unisce la Scuola al CEDAD ( CEntro di Fisica applicata, DAtazione e Diagnostica), centro di ricerca e di servizio dell’Università del Salento, con sede a Brindisi.
Gli uffici e le aule della Scuola sono situati a Lecce, all’interno del Dipartimento di Beni Culturali, cui la Scuola afferisce. Tuttavia, dal 2003, gli eventi più significativi organizzati dalla Scuola si svolgono presso il Convento dei Domenicani di Cavallino (LE), che pure costituisce una sede istituzionale della Scuola.
Connessi al Dipartimento e aperti alle attività della Scuola sono anche il Museo Storico-Archeologico dell’Università (MUSA), ubicato a Lecce presso il complesso Studium 2000, e il Museo Diffuso di Cavallino, ricadente nel territorio dei comuni di Cavallino e Lizzanello. All’interno di quest’ultimo è un cantiere-scuola ove gli allievi possono sperimentare i metodi e le tecniche dello scavo archeologico.
È nell’ambito, e con il conforto, di questo ampio quadro multidisciplinare di risorse umane e strumentali, ma anche nel contesto di una più generale riflessione sulla ridefinizione del ruolo da attribuire alle Scuole di Specializzazione in Beni Archeologici all’interno del sistema formativo universitario nazionale, che la Scuola si appresta ad affrontare il duplice impegno cui essa è oggi chiamata. Da un lato, vi è la necessità di aggiornare la propria offerta formativa (e con essa strumenti didattici e linguaggi comunicativi), attualizzandone i contenuti e accentuandone il carattere professionalizzante, in ordine alle rinnovate esigenze imposte dai serrati cambiamenti che investono le società contemporanee e il mondo del lavoro: e ciò pur nella consapevolezza che la velocità di questi cambiamenti, anche nei possibili riflessi sul piano professionale, è tale da non essere sempre immediatamente (e forse anche, talora, non auspicabilmente) recepibile nell’ambito dei vigenti ordinamenti didattici. Dall’altro, vi è quella di preservare e trasmettere al futuro quanto di buono sia stato fatto in passato in seno alle esperienze e alle attività della Scuola, raccogliendo quell’importante eredità e rafforzando e ampliando gli elementi identitari della Scuola stessa.
Gianluca Tagliamonte